Tragedia Valencia, calciatore finito in mezzo all’alluvione: il racconto

Santiago Ayalas racconta l’incubo vissuto durante l’alluvione che ha colpito Valencia. Un’esperienza devastante ma anche segnata da una grande solidarietà.

Un evento drammatico ha sconvolto la Spagna e in particolare la città di Valencia. In pochi giorni, una devastante alluvione ha colpito duramente la regione, lasciando dietro di sé distruzione, oltre 200 vittime e un numero imprecisato di dispersi. Tra i testimoni di questa tragedia, il giovane calciatore argentino Santiago Ayalas, ex giocatore del Pietra Ligure e ora residente in Spagna, ha vissuto in prima persona il disastro assieme alla sua famiglia. Ayalas, che si trovava con i suoi cari nella zona di Torrente, una delle più colpite, ha raccontato la sua esperienza, descrivendo un panorama di desolazione e di perdita, ma anche di solidarietà.

“Noi viviamo a Torrente, uno dei luoghi più devastati dalla Dana (il fenomeno meteorologico estremo che ha portato l’alluvione). L’acqua ha invaso le strade, impedendo qualsiasi spostamento,” racconta Ayalas. “Per giorni, entrare o uscire dalla nostra zona era impossibile. Anche i paesi vicini hanno subito danni enormi. È stata un’esperienza terribile, e il più doloroso è stato vedere come la vita di tanti amici sia stata completamente sconvolta: molti hanno perso tutto, dalla casa al proprio negozio.”

Un dramma al centro commerciale e il terrore per la fidanzata di Ayalas

Una delle immagini più sconvolgenti dell’alluvione è stata quella del centro commerciale Bonaire ad Aldaya, vicino Valencia, che ha fatto il giro del mondo. Il parcheggio sotterraneo, completamente sommerso, è diventato una trappola temuta da molti, e per alcune ore si è temuto che fosse stato fatale per chi si trovava lì. Fortunatamente, non sono stati ritrovati cadaveri. Ma la tensione e l’angoscia non sono mancate per Santiago Ayalas, la cui fidanzata, Candela, lavora proprio in quel centro commerciale. La giovane è rimasta intrappolata per un’intera notte e parte del giorno seguente, finché la Guardia Civil non ha portato in salvo lei e tutte le persone presenti.

“Candela è riuscita a tornare a casa solo sabato scorso,” racconta Ayalas, con evidente emozione. “È stata un’odissea per lei e per suo padre Leo, che nel frattempo era rimasto bloccato in un paese vicino.” La paura e la preoccupazione hanno segnato ogni momento di quei giorni drammatici, fino a quando la famiglia è riuscita finalmente a riunirsi.

La solidarietà nel dramma e l’aiuto alla comunità

Dopo aver ritrovato tutti i suoi cari, Santiago Ayalas ha sentito il bisogno di dare il proprio contributo per aiutare la comunità, una comunità in cui ha visto emergere il lato più umano delle persone, capaci di unirsi nel dolore. “Una volta insieme e tutti incolumi, abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa,” racconta. “Abbiamo visto case riempite da due metri di fango, oggetti distrutti, e soprattutto gli sguardi disperati di chi aveva perso tutto, spesso senza cibo o acqua per giorni.”

Il gesto di Santiago e della sua famiglia non è stato un caso isolato. La risposta della gente del posto è stata immediata e piena di solidarietà. Chi non aveva subito danni ha preso pale e attrezzi e si è messo ad aiutare i vicini colpiti dall’alluvione. Molti hanno distribuito cibo e acqua a chi ne aveva bisogno, e un intero quartiere si è mobilitato per soccorrere i più vulnerabili. “È stato commovente vedere come, nonostante il dolore, la comunità non abbia mai perso il senso di umanità,” conclude Ayalas.

Questa esperienza, per Santiago Ayalas e per molti altri, resterà impressa per sempre, come un dramma che ha portato dolore ma anche speranza, mostrando come la forza della comunità e il sostegno reciproco possano alleviare anche i momenti più bui.

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